Verde urbano: una strategia per contrastare i cambiamenti climatici
Le metropoli e le grandi città di tutto il mondo sono un po’ come il “Centrale di Wimbledon”: il campo principale dove avrà luogo la partita più importante dei prossimi decenni, la salvaguardia dell’ambiente
Rigenerazione urbana e mobilità consapevole sono ormai argomenti di grande attualità e convergono in una rinnovata concezione di benessere che trova sostanza in stili di vita più improntati alla sostenibilità.
Elemento centrale di questa nuova visione è il verde urbano che rappresenta una delle chiavi a nostra disposizione per contrastare i cambiamenti climatici. Fortunatamente la questione riguardante i “polmoni” green, siano essi grandi parchi o piccole aiuole spartitraffico, è presa in grandissima considerazione dalle Amministrazioni territoriali e dall’Urbanistica. Non esce progetto, sia esso nuovo o di tipo rigenerativo, che non integri porzioni di natura accessibili a beneficio dell’intera comunità.
Anche l’Europa sta lavorando alacremente in questa direzione: lo dimostrano l’obiettivo fissato per il 2030 di piantumare 1.000 miliardi di alberi e le continue attività di sensibilizzazione indirizzate alle PA, riguardanti i centri urbani che superano i 20.000 abitanti, finalizzate alla creazione di “oasi” verdi per l’assorbimento di CO2.
Il punto di partenza non è dei migliori: secondo uno studio condotto dal Sole 24 Ore, a fine 2021 solo il 7% dei Capoluoghi di Provincia dichiarava di aver elaborato un “Piano del Verde”. Considerando, poi, solo le superfici destinate aree attrezzate e aree sportive outdoor, appena il 17% delle grandi città supera la soglia di 9m2/abitante, dato minimo raccomandato dall’OMS.
Dunque, che futuro si prospetta? Fortunatamente il Governo italiano ha avviato diversi programmi sperimentali di finanziamento per la forestazione urbana. Nell’attualissimo PNRR sono stati stanziati fondi per la piantumazione di 6,6 milioni di alberi entro il 2024 nelle città metropolitane. Occorrerà comunque stabilire idonei strumenti di pianificazione, programmazione e governance in grado di gestire nel tempo il reperimento della materia prima vegetale, nonché la sinergia tra i diversi attori della filiera floro-vivaista.
Tra i mille effetti positivi, come riduzione dell’inquinamento acustico e dei rischi idrogeologici, il verde pubblico inserito in contesti cittadini migliora sensibilmente la qualità dell’aria e mitiga le isole di calore urbano. Cosa sono le isole di calore? Si tratta di un fenomeno per cui si vengono a creare delle aree più calde all’interno delle città, soprattutto in corrispondenza di superfici asfaltate o densamente edificate e trafficate.
Le recenti immagini pubblicate dall’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, fotografano alla perfezione la correlazione tra verde urbano e cambiamenti climatici. Qui sotto abbiamo scelto di confrontare Praga – 56% della superficie coperta da aree verdi – con Milano, in cui non si raggiunge il 14%.
Secondo un recente studio del mercato immobiliare, la vivibilità del contesto abitativo è una variabile che incide sempre più nella scelta di una casa. Un riflesso di questo lo si registra nelle dinamiche di spostamento degli abitanti che presentano un dato interessante: si sta intensificando il flusso che dalle grandi città si dirige verso città secondarie (nella maggior parte dei casi Comuni circostanti i grandi centri abitati).
Dunque, le città si svuoteranno?
Non proprio. Secondo gli esperti questo parziale allontanamento dai grandi centri abitati sarà seguito da un’ondata di riurbanizzazione nelle località che sapranno offrire le migliori condizioni di vivibilità, unite alle nuove esigenze di eco-sostenibilità.