G20: entro il 2050 si arriverà a zero emissioni
Si è concluso il G20 di Roma con un accordo fondamentale quello di mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi. “Non è stato facile raggiungere questo accordo, è stato un successo” – ha detto il Premier Mario Draghi nella conferenza stampa conclusiva del summit, ringraziando tutti i paesi che hanno partecipato a questo G20 “straordinario”.
Gli interventi dei leader mondiali hanno dimostrato la necessità di intervenire immediatamente, anche se dalla bozza finale del G20 di Roma scompare la deadline del 2050 per un mondo a zero emissioni sostituita da un più generico “entro o attorno” metà secolo. C’è l’accordo sugli 1,5 gradi ma manca la data, impostata attorno al 2050. Forse un po’ prima, come vorrebbe la Germania, forse un po’ dopo come invece intendono impegnarsi Cina, Stati Uniti e India.
Chi inquina di più nel mondo?
Secondo i dati contenuti sul sito “Our world in data”, che raccoglie numerose statistiche su ambiente, economia e demografia, in testa alla classifica delle emissioni complessive c’è la Cina, con 9.838.754.028 tonnellate di CO2 emessa nell’aria. Dietro la Cina sono gli Stati Uniti e l’India, altro Paese in crescita economica, con 2.466.765.373 tonnellate di CO2 emesse nell’aria. Seguono Russia (1.692.794.839 tonnellate), il Giappone (1.205.061.178), la Germania (799.373.210), l’Iran (672.312.342), l’Arabia Saudita 635.011.087, la Corea del Sud (616.096.686) e il Canada (572.782.585) per restare alle prime dieci. L’Italia è al diciannovesimo posto con 355.454.172 tonnellate di CO2 emesse nell’aria ogni anno.
Il documento finale del G20 conferma il fondo per il clima da 100 miliardi per il sostegno ai Paesi in via di sviluppo. In più, si sottolinea la necessità di «intraprendere ulteriori azioni» sul clima in questo decennio come la piantumazione di miliardi di alberi entro il 2030. Lo si legge nella dichiarazione finale del vertice del G20 di Roma: ‘’Riconoscendo l’urgenza di combattere il degrado del suolo e creare nuove vasche di assorbimento del carbonio, condividiamo l’obiettivo ambizioso di piantare collettivamente 1.000 miliardi di alberi, concentrandoci sugli ecosistemi più degradati del pianeta”.
Il Premier Mario Draghi ha sottolineato che i finanziamenti pubblici per le centrali a carbone non andranno oltre la fine di quest’anno, riconoscendo lo stretto legame tra clima ed energia. «Il passaggio all’energia pulita è fondamentale per ottenere le necessarie riduzioni delle emissioni di gas serra, non possiamo più rimandare tutto questo».
Nonostante manchi la deadline per un mondo a zero emissioni Usa e Europa puntano a non oltre il 2050, Cina e Russia (ma anche l’India) guardano invece al 2060 ma l’aver indicato «entro o attorno alla metà del secolo» è un primo passo non privo di conseguenze. C’è però la consapevolezza da parte di tutti, anche dei Paesi più inquinanti, che siamo a un punto di non ritorno.
Il documento finale del G20 sottolineerebbe l’«importanza» di rispettare quell’impegno già fissato. ‘’Ci impegniamo a ridurre significativamente le nostre emissioni collettive di gas serra, tenendo conto delle circostanze nazionali e rispettando i nostri Ndc (gli impegni presi da ogni Paese)». Lo si legge nel comunicato finale del G20. «Riconosciamo che le emissioni di metano rappresentano un contributo significativo al cambiamento climatico e riconosciamo, in base alle circostanze nazionali, che la sua riduzione può essere uno dei modi più rapidi, fattibili ed economici per limitarlo. Aumenteremo gli sforzi per eliminare gradualmente e razionalizzare, a medio termine, i sussidi ai combustibili fossili inefficienti».
Parte il countdown per il 2050?