EPBD 2035: Ristrutturare per un Futuro Sostenibile
Presentiamo la “Direttiva europea sulle case green”, parte integrante del Green Deal europeo, che si propone di trasformare gli edifici dell’UE in campioni di efficienza energetica entro il 2035. Questa normativa non solo si impegna a ridurre drasticamente le emissioni di gas inquinanti, ma rinnova anche la visione degli spazi abitativi. Armata di regole stringenti e obiettivi decisivi, l’Unione Europea punta a pilotare un avanzamento significativo verso una sostenibilità reale e tangibile. Esploriamo come queste disposizioni sono destinate a modernizzare i nostri edifici, rendendoli attori principali nella battaglia contro il cambiamento climatico.
Obiettivi Specifici per Edifici Residenziali e Non Residenziali
La direttiva stabilisce obiettivi dettagliati di riduzione del consumo energetico per diversi tipi di edifici. Per gli edifici residenziali, ogni stato membro deve mirare a una diminuzione complessiva del consumo medio di energia del 16% entro il 2030 e del 20% entro il 2035. Il calcolo di queste percentuali parte da un baseline di consumo attuale, supponendo un consumo medio di 100 kilowattora per metro quadrato all’anno, che dovrebbe scendere a 84 kilowattora entro il 2030, e ulteriormente a 80 kilowattora entro il 2035. Importante è che il 55% di questo risparmio provenga dalla riduzione di almeno il 43% del consumo energetico delle abitazioni con le peggiori prestazioni, inclusi gli edifici danneggiati da calamità naturali. Gli interventi di ristrutturazione saranno quindi cruciali per queste abitazioni meno efficienti.
Per gli edifici non residenziali, la direttiva prevede una serie di scadenze entro cui una certa percentuale di edifici deve essere ristrutturata per conformarsi a nuove norme minime di prestazione energetica. Precisamente, il 16% degli edifici non residenziali deve essere ristrutturato entro il 2030, e il 26% entro il 2033. Questi edifici rinnovati dovranno conseguentemente migliorare la loro classificazione energetica, conformandosi a standard più severi e contribuendo così al generale obiettivo di riduzione delle emissioni.
Nuove Costruzioni e Standard “Zero Emissioni”
La direttiva impone standard particolarmente stringenti per le nuove costruzioni, che devono essere progettate fin dall’inizio per minimizzare il loro impatto ambientale. A partire dal 1° gennaio 2028, tutti i nuovi edifici di proprietà pubblica dovranno essere a zero emissioni, e lo stesso standard sarà richiesto per i nuovi edifici privati a partire dal 1° gennaio 2030. Gli edifici a zero emissioni sono definiti come strutture che, grazie alla loro costruzione e ai sistemi integrati di gestione energetica, consumano quantità di energia estremamente basse, totalmente coperte da fonti rinnovabili locali o di prossimità. Questo include l’uso di energia solare, eolica, geotermica o altre forme di energia rinnovabile che possono essere incorporate direttamente nell’edificio o nel suo immediato vicinato.
Esenzioni e Flessibilità nella Direttiva
La direttiva riconosce la necessità di flessibilità in certi contesti e include varie esenzioni. Ad esempio, gli edifici di proprietà delle Forze Armate o quelli utilizzati come luoghi di culto possono essere esclusi dagli obblighi di ristrutturazione. Inoltre, fabbricati che sono destinati ad essere utilizzati per meno di due anni, o quelli con una superficie utile inferiore a 50 metri quadrati, sono esentati. Anche le seconde case, utilizzate per meno di quattro mesi all’anno o che hanno un consumo energetico molto basso, non sono soggette alle stesse normative stringenti previste per le abitazioni principali. Queste deroghe mirano a garantire che la direttiva sia applicata in modo equo e realistico, senza imporre oneri eccessivi o non praticabili in situazioni particolari.
Autonomia degli Stati Membri e Implicazioni Finanziarie
Gli Stati membri dell’UE hanno ampia discrezionalità nel definire le politiche pubbliche per raggiungere gli obiettivi stabiliti dalla direttiva, senza obblighi diretti imposti ai singoli proprietari di case. Tuttavia, la direttiva non specifica in dettaglio come saranno finanziati gli interventi di ristrutturazione necessari, sebbene si preveda che parte dei costi possa essere coperta da fondi europei. L’analisi d’impatto economica originaria aveva stimato che circa 30 milioni di immobili necessitassero di ristrutturazioni, con un budget di 150 miliardi di euro di fondi europei previsti entro il 2030, ma le modifiche successive apportate alla proposta potrebbero alterare queste previsioni.