E se la lotta al cambiamento climatico fosse una panacea per l’economia anche al tempo del COVID?

30 Apr 2020Mondo Energia

E se fosse ancora una volta l’ambiente il tassello mancante fra scienza ed economia a dare una prospettiva concreta al sistema economico Europeo compromesso dalla pandemia?

Un interessante articolo di Luca Angelini, pubblicato nella sezione Economia de “Il Corriere della Sera”, ha attirato la nostra attenzione e per questo ve ne proponiamo alcuni stralci.
Angelini riprende il teorema di due Economisti francesi Laurence Scialom e Baptiste Bridonneau (del laboratorio di ricerca EconomiX all’università Paris-Nanterr) che vedono nella BCE il soggetto principe in grado di produrre strumenti alternativi ai controversi MES e Coronabond.

Ma in che modo? «La Banca centrale europea che in questi anni di Quantitative Easing (il famoso «bazooka» di Draghi) ha acquistato massicce dosi di titoli di Stato della zona euro, ossia di debito pubblico – scrive Angelini – potrebbe decidere di cancellare parte di quel debito, per alleggerire il fardello della crisi e dare ossigeno alla ripresa» a condizione che «i margini di manovra così riconquistati siano diretti verso una riconversione ecologica delle nostre economie.

Un modo per salvare sia la capra della ripresa che i cavoli della lotta al cambiamento climatico. O, detto in modo meno grossolano, «un’opzione buona a breve termine per l’economia, visto che sostiene l’attività produttiva e l’impiego di ogni Paese della zona euro e buona a medio-lungo termine per tutti, visto che la preservazione del clima è un bene pubblico mondiale».

Ma, a parte le possibili difficoltà tecniche di applicazione – continua Angelini – Scialom e Bridonneau sostengono che «la soluzione è politicamente possibile perché la Bce è l’istituzione in cui è più debole, per un governo, la possibilità di opporre un veto». Mentre per gli eurobond serve l’unanimità, nella Bce basta la maggioranza dei due terzi. È grazie a quello, ricordano i due economisti, che passò il whatever it takes di Draghi, nonostante il voto contrario di Jens Weidmann della Bundesbank. E, di fronte alla crisi economica ed ecologica, concludono, «potrebbe essere di nuovo necessario far pendere i rapporti di forza a favore dei partigiani del cambiamento politico che di quelli dello status quo. La Bce salverebbe così, ancora una volta, la zona euro dai suoi demoni».

Fonte “Corriere della Sera”, a cura di Luca Angelini

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