Comunità Energetiche e Pubblica Amministrazione
La comunità energetica è l’organizzazione che un insieme di cittadini si dà per produrre energia (solitamente rinnovabile), in quantità sufficienti per sostenere l’ autoconsumo della comunità.
Tra i punti comuni, entrambi i tipi di comunità energetiche sono entità costituite come soggetto giuridico e sono essenzialmente definite dalla loro struttura. Devono essere controllate efficacemente dai membri partecipanti e il loro obiettivo primario è mirare all’ottenimento di benefici ambientali, economici e sociali per la comunità stessa, piuttosto che profitti finanziari.
Il ruolo della PA
Le Pubbliche Amministrazioni possono contribuire a promuovere le Comunità di energie rinnovabili e l’Autoconsumo individuale e collettivo, anche come risposta a situazioni di povertà energetica. I Comuni in particolare possono mettere a disposizione del proprio territorio tutte le informazioni che incentiveranno l’energia condivisa.
Tutti gli Enti Territoriali possono partecipare attivamente alle Comunità, mettendo a frutto il potenziale rinnovabile (fotovoltaico in primis) del proprio patrimonio, dal tetto di un edificio a un’area da recuperare. Il primo passo è censire i propri spazi utili all’installazione di impianti, come tetti, pensiline, terreni o altro e valutarne il potenziale.
Cosa può fare il tuo Comune?
1 / Norme favorevoli per i cittadini e l’energia comunitaria
Gli enti locali e regionali possono adottare normative specifiche sull’uso del suolo o sugli edifici che favoriscano lo sviluppo di fonti energetiche di proprietà dei cittadini o della comunità.
2 / Aumentare la consapevolezza
L’alfabetizzazione energetica è un altro concetto importante da considerare: più le persone sono impegnate in attività legate all’energia, più comprendono il sistema energetico complessivo.
3 / Acquistare energia elettrica o gas dai progetti comunitari
Per soddisfare la domanda energetica di tutti gli edifici pubblici in cui operano, gli enti locali possono favorire l’approvvigionamento energetico “verde” ma anche quello “comunitario”. In Belgio, molte città della regione delle Fiandre hanno iniziato a utilizzare criteri preferenziali negli appalti pubblici per il rifornimento energetico di proprietà dei cittadini.
È il caso della città di Eeklo, che ha ordinato la costruzione di una rete di teleriscaldamento con un minimo del 30% di proprietà dei cittadini.
Un’altra opzione da prendere in considerazione per le strutture pubbliche ad alto consumo energetico è la firma di contratti di acquisto di energia (PPA) diretti con le comunità energetiche. Questi contratti a lungo termine offrono certezza agli investitori nelle comunità: consentendo loro di beneficiare di un flusso stabile di entrate (basato su un prezzo fisso dell’elettricità per un periodo a lungo termine) in assenza di regimi di sostegno dedicati.
Un ostacolo comune affrontato dai progetti di energia comunitaria è l’accesso al credito. Gli enti locali e regionali possono essere fondamentali per fornire garanzie agli istituti finanziari. La loro partecipazione alle comunità energetiche può anche rassicurare gli investitori esitanti offrendo ulteriore credibilità e legittimità ai progetti. Gli enti locali possono inoltre fornire finanziamenti iniziali, ad esempio, attraverso un fondo rotativo per progetti comunitari.
Inoltre, possono anche dedicare linee di bilancio specifiche per sostenere i gruppi della comunità in ogni fase del percorso, dalle fasi iniziali di fattibilità e pianificazione agli investimenti effettivi nell’infrastruttura.
5 / Condivisione del personale e delle risorse comunali
In qualità di grandi proprietari di edifici pubblici, terreni e infrastrutture, gli enti locali possono anche concedere uno spazio dedicato ai progetti comunitari, ad esempio offrendo i tetti degli edifici posseduti. Un’altra possibilità sono le risorse umane, soprattutto perché le cooperative energetiche spesso dipendono, per la realizzazione dei propri progetti, da cittadini volontari senza esperienza. Per i progetti di riscaldamento comunitario, le autorità municipali possono anche fornire l’accesso ai rifiuti urbani o ad altri tipi di risorse bioenergetiche.
6 / Sviluppo di piattaforme e strumenti di supporto
Gli enti locali e regionali possono fornire un supporto cruciale ai progetti di energia comunitaria elaborando strumenti e programmi di supporto dedicati. In Irlanda, per esempio, l’agenzia per l’energia di Dublino coordina il supporto a oltre 80 comunità energetiche nominando un “mentore coordinato” in ciascun ente locale della regione di Dublino, per guidarli attraverso un processo in tre fasi chiamato “Impara – Pianifica – Fai”.
La mappatura delle risorse è un altro modo abbastanza semplice per aiutare i cittadini e le cooperative a iniziare, fornendo una panoramica dei depositi locali in termini di energia rinnovabile. A Lisbona, per esempio, la città ha sviluppato un catasto solare. Altre città stanno sviluppando atlanti del calore per fare lo stesso con il recupero del calore o l’energia geotermica.
7 / Facilitare il dialogo tra le gli stakeholder locali
Le piccole comunità energetiche possono avere contatti e risorse utili, ma gli enti locali possono avere una portata maggiore. L’ente locale può essere molto utile per metterti in contatto con attori economici rilevanti e altri attori sociali, ambientali o energetici nella zona.
Possono essere coinvolte anche le agenzie energetiche, poiché in molti casi lavorano già a stretto contatto con le città e possono supportare la creazione di programmi energetici comunitari – sia per trovare membri, finanziatori, fornitori di combustibile (come la produzione di bioenergia nel caso delle cooperative di calore) sia per, soprattutto, costruire un buon rapporto con l’operatore del sistema di distribuzione.
A Grenoble, in Francia, ad esempio, l’autorità metropolitana ha aiutato la comunità energetica locale a firmare un accordo di cooperazione con il gestore del sistema di distribuzione, Enedis.
8 / Diventare un membro diretto di una comunità energetica
La legislazione europea, incoraggia attualmente gli enti locali a diventare membri effettivi e azionisti delle comunità energetiche, insieme ai loro cittadini e alle PMI locali, senza assumerne il pieno controllo. Possono farlo nel settore della produzione di energia, ma le attività possibili abbracciano tutti i servizi energetici, dalla mobilità, all’efficienza energetica, all’aggregazione, al bilanciamento, ecc.
Fonte: Boll Alexis e Giovannini Sara. Energia comunitaria: una guida pratica per riprendere il controllo dell’energia; Capitolo 7.