Green Europe: entro il 2033 edifici residenziali in classe D
49 favorevoli, 18 contrari e 6 astensioni: questo il risultato della votazione in Commissione che ha adottato la propria posizione sulla revisione della Direttiva Case Green. Le modifiche inserite mirano a:
- ridurre il consumo di energia nel settore edilizio dell’UE entro il 2030;
- aumentare il tasso di ristrutturazione degli edifici inefficienti, fino a renderli climaticamente neutri entro il 2050.
- i nuovi edifici dovrebbero essere a emissioni zero a partire dal 2028;
- i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà di autorità pubbliche dovrebbero essere a emissioni zero a partire dal 2026;
- i nuovi edifici dovrebbero essere dotati di tecnologie solari entro il 2028, previa fattibilità tecnico-economica;
- conformare gli edifici residenziali in fase di entro il 2032.
Quali edifici sono esclusi dall nuova Direttiva Case Green?
- gli edifici dal valore architettonico o storico;
- gli edifici tecnici;
- le chiese e i luoghi di culto;
- gli alloggi pubblici sociali.
Stati membri chiamati all’azione
Con questa Direttiva, l’Europa ha dato un segnale importante, una lista di linee guida che poi ciascun Stato membro farà sue e convertirà in misure atte a raggiungere tali obiettivi nei piani nazionali di ristrutturazione. Questi dovranno prevedere regimi di sostegno con obiettivi realistici e misure per facilitare l’accesso a sovvenzioni e finanziamenti. Gli Stati membri sono chiamati poi ad istituire servizi di informazione gratuiti e programmi di ristrutturazione a costo zero. Le misure finanziarie, infine, dovrebbero prevedere un premio importante per ristrutturazioni profonde, in particolare degli edifici con le prestazioni peggiori, e sussidi per le famiglie vulnerabili.
Quali sono i prossimi passi?
Il disegno di legge della Direttiva Case Green sarà sottoposto alla votazione dell’Assemblea durante la sessione plenaria del 13-16 marzo e diventerà la posizione negoziale del Parlamento. I deputati avvieranno quindi i negoziati con il Consiglio per concordare la forma finale della Direttiva.
Parola chiave: flessibilità
Gli emendamenti lasceranno ampia flessibilità agli Stati membri. Flessibilità più che mai necessaria viste le enormi differenze in patrimoni immobiliari dei 27 Paesi interessati dalla direttiva, anche per ragioni di latitudine e di storia. Per non parlare della stessa definizione di “classe D” che non è ancora univoca su tutta l’Unione.
E l’Italia?
La stessa Italia, con i suoi edifici storici, rappresenta un caso straordinario che va trattato separatamente e con le dovute accortezze.
E’ innegabile che per l’Italia l’impegno economico finanziario, ma anche imprenditoriale e tecnico sarebbe enorme. Secondo le stime Enea, il 74% delle abitazioni italiane, cioè 11 milioni, sarebbe in classe energetica inferiore alla “D”.
Bisognerà dunque rimboccarsi le maniche, molto più di altri Paesi. Dopotutto siamo abituati.
Una nota dolce: l’Italia si colloca al 9° posto nella classifica pubblicata dallo U.S. Green Building Council (USGBC) dei 10 migliori Paesi al mondo per edifici certificati sostenibili nel 2022.
Chi ben semina…